Carla Juaçaba
Nota biografica
Nata a Rio de Janeiro nel 1976, Carla Juaçaba ha iniziato la sua attività indipendente di architettura e ricerca, con sede a Rio de Janeiro, nel 2000 e il suo studio è attualmente impegnato in programmi culturali e progetti privati.
Dopo la laurea ha lavorato ai progetti Casa Atelier, Casa Rio Bonito, Casa Varanda, Casa Santa Teresa e alla progettazione di alcune mostre. Ha inoltre progettato, insieme alla regista teatrale Bia Lessa, l’effimero Pavilion Humanidade 2012 in occasione di Rio+20.
Carla Juaçaba partecipa attivamente al mondo accademico e didattico, nonché a progetti di ricerca e conferenze presso le facoltà Graduate School of Design di Harvard, Graduate School of Architecture della Columbia University e presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio. Ha tenuto un workshop all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 2014 ed è stata un membro della giuria in occasione della BIAU – Biennale Iberoamericana di Architettura e Urbanistica, tenutasi a Madrid nel 2012. Nel 2013, in Italia, ha vinto la prima edizione del premio internazionale ArcVision Women and Architecture. È presente alla Biennale di Venezia 2018 con il progetto BALLAST e ha anche progettato una delle “Vatican Chapels” del padiglione della Santa Sede.
Breve dichiarazione:
Alcuni libri risalgono al periodo dei miei studi, come l’opera di Luis Barragán, Eduardo Souto de Moura e altri che ho acquisito negli anni, come Sverre Fehn, Sigurd Lewerentz e lo studio di Frampton sulla tettonica, per citarne alcuni.
Non tutti sono libri di architettura, ma sono stati fondamentali per esplorare alcuni punti di contatto con altre discipline, come il teatro e gli scenari di Peter Brook, secondo il quale “L’assenza di scenario è uno dei presupposti dell’immaginazione”. Le riflessioni sullo spazio possono essere facilmente applicate anche alla nostra disciplina.
È stato importante anche comprendere l’applicazione dei concetti di architettura ready-made o anti-arte di Duchamp, ben descritti nelle opere di Octavio Paz e Ignasi de Solà-Morales.
La visione trascendente dell’architetto Lina Bo Bardi è stata fondamentale per comprendere il Brasile: un’artista italiana che proveniva dal concetto di arte povera, che è arrivata in Brasile negli anni ’50 e ha reinventato la propria arte utilizzando materiali del quotidiano.
Un’altra disciplina complementare è quella dell’ingegnere Peter Rice, che più che sapere ama scoprire come si costruisca, alimentando così la passione per l’arte della costruzione, proprio come fa il libro di Kenneth Frampton, che descrive l’architettura attraverso l’immaginazione tettonica.
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